Lo spazio abissale che si pone tra gli zero gol dello scorso anno e i 13 realizzati fin qui in campionato, osservando il percorso di Moise Kean, avrà senz’altro avuto un peso specifico cruciale per indirizzare il mercato della Fiorentina e per rendere la realtà viola l’ideale sede del riscatto, la quintessenza di una seconda chance, per calciatori a caccia di un più felice capitolo.
Kean come faro, dunque, per chi conosce bene il centravanti gigliato: da un lato quel Nicolò Zaniolo notoriamente amico dello stesso Kean, da tempo, dall’altro un altro Nicolò – Fagioli – che ha condiviso con Kean lo spogliatoio in bianconero (che dall’ex attaccante della Juve ha anche ricevuto parole di stima). Che le strade del mercato costringano i viola ad andare a caccia di big in cerca di riscatto, per un discorso di rapporto qualità-prezzo, è un dato conclamato e virtuoso: il mercato estivo ha seguito lo stesso copione, dando ad esempio a De Gea e Adli una nuova possibilità per rilanciarsi, per farlo da protagonisti.
Ci si spinge però oltre sia nel caso di Kean, fin qui esempio ideale di rilancio, che valutando gli acquisti di Zaniolo e di Fagioli: non si tratta soltanto di tirare in ballo una valutazione tecnica, collegandosi dunque alla esigenze della squadra, ma una fama di “bad boys” legata sia agli ultimi due arrivati (per ragioni ovviamente diverse) che a Moise Kean. Un alone spesso fin troppo amplificato a livello mediatico, una nota gossippara pronta deviare l’attenzione delle cose di campo oppure – con potenza ancora maggiore – lo scandalo scommesse come stigma da cui distaccarsi (pensando al percorso di Fagioli, prima del rientro a maggio 2024). Un bagaglio già pesante in sé che, ripercorrendo quanto fatto da Kean lo scorso anno e dai due nuovi acquisti nel 2024/25, trova sponda sul campo e sul riscatto che più conta, quello che prende la forma di presenze, di giocate e di centralità all’interno di un progetto.
Viola come riscatto: seguendo Kean
Zaniolo, come ammesso anche da Palladino, ha voluto tracciare un filo conduttore rispetto alle prime fasi della carriera, tornando “là dove tutto è iniziato” per chiudere il cerchio: il progetto tecnico viola può offrire ad un calciatore spesso discusso e discontinuo l’opportunità di sentirsi al centro, di esprimersi ad alto livello senza l’assillo di dover rispondere a qualcuno. “Non è una sfida, le doti le ha e noi cercheremo di metterlo nelle condizioni per esprimerle” ha spiegato Palladino in merito all’arrivo di Zaniolo, descrivendolo come “molto maturo, convinto di venire e con grande ambizione“. Un approccio di responsabilizzazione morbida e lontana da certe pressioni, approccio che con Kean ha ripagato con gli interessi.
D’altro canto, spostandoci su Fagioli, possiamo notare come l’arrivo di Thiago Motta in panchina non gli abbia permesso di trovare spazio con continuità e di tornare centrale nel progetto tecnico della sua Juventus: 5 presenze da titolare su 17 in campionato, un minutaggio ridotto a causa di una coppia di interni – quella composta da Thuram e Locatelli – vissuta come punto fermo da Motta. Un minutaggio che, soprattutto, è andato sensibilmente a diminuire nel corso della stagione (poco più di 120 minuti in campo da inizio novembre a oggi). Al di là delle recenti parole di Motta, che lasciavano supporre un sorprendente rilancio (con tanto di convocazione contro l’Empoli), l’idillio col nuovo tecnico non si è mai realizzato e le gerarchie apparivano complesse da scalfire.
Il posto da titolare non sarà garantito in viola né per Zaniolo né per Fagioli ma le occasioni saranno senz’altro maggiori, rispetto a quanto accaduto con Gasperini e Motta, anche grazie a una Fiorentina sempre più camaleontica e pronta a variare modulo. Zaniolo avrà dunque modo di agire da trequartista sia nel 3-4-2-1 che nel 4-2-3-1 ma anche da esterno in quest’ultimo modulo, senza sottovalutare la possibilità di fare da vice-Kean quando servirà; Fagioli potrà agire in modo naturale da interno (sia nel 3-4-2-1 che nel 4-2-3-1) ma potrà anche fare da play qualora Palladino passasse al 4-3-2-1 o al 4-3-1-2 con centrocampo a rombo. Voglia di tornare protagonisti e coerenza con le idee di Palladino: la chiave di volta nella carriera di Kean, almeno sulla carta, può funzionare anche per i due nuovi arrivati, per la loro ricerca della centralità smarrita.